di ADRIANO DI BLASI
Lorenzo Pavolini è tornato in Kenya per un secondo corso di formazione alla radiofonia. E ne ha riportato un’ottima impressione: “E’ stata un’esperienza molto arricchente sul piano umano. Questi ragazzi sono determinatissimi e concentrati”.
Dopo la prima iniziativa per formare ragazzi degli Slum in campo radiofonico, Lorenzo Pavolini, volontario di Media Aid onlus, è tornato a Nairobi. Ancora una volta la Shalom House è stata sede del progetto che ha visto tredici ragazzi partecipare agli incontri per creare un programma radiofonico, The Circle, composto da sezioni musicali, interviste, notizie e anche una puntata di un radiodramma. Gli abbiamo rivolto alcune domande sulla sua esperienza.
Come sono andate le cose in Kenya?
“E’ stata un’esperienza molto arricchente, soprattutto a livello umano. Operavamo in una situazione difficile e gli strumenti non erano paragonabili a quelli che utilizziamo tutti i giorni in Italia.Tuttavia la voglia dei ragazzi di apprendere qualcosa di nuovo era uno stimolo incredibile per superare ogni difficoltà. E’stato un lavoro impegnativo: la giornata iniziava alle 8:00 e si concludeva dopo le 17:00, ma spero di essere riusciti a lasciare qualcosa di concreto ai partecipanti, pur essendo rimasti solo una settimana”.
Chi erano i ragazzi che hanno preso parte al corso?
“Venivano tutti dagli Slum vicini alla Shalom House. Le età variavano: da chi aveva appena finito il liceo, a chi era già in età post universitaria. Ognuno di loro aveva una formazione diversa ma erano in qualche modo tutti legati al campo della comunicazione. Ad esempio Elisha frequenta un scuola di giornalismo, sebbene non abbia un computer per potersi esercitare, e aveva già lavorato per la creazione di un radiodramma. Athaman invece fa il cuoco per professione ma allo stesso tempo conduce un programma radiofonico per lo Slum di Kibera. Alcuni ragazzi erano più portati per il campo musicale, altri erano attori nati, ma per quanto avessero delle differenze erano tutti legati da un grande talento e da una forte passione per la radio. Grazie a questo collaboravano e si completavano a vicenda”.
Qual è stato il loro atteggiamento?
“Molto positivo. Per loro era una grande opportunità, considerando le condizioni economiche in cui si trovano, perché formarsi anche parzialmente sulla radio può fare la differenza quando si è alla ricerca di un lavoro. Rispetto all’Italia la concentrazione durante le lezioni è massima, non dovevamo in nessun modo richiamarli all’attenzione ma anzi erano loro i primi a partecipare attivamente. Basti pensare che, durante la giornata dedicata ai festeggiamenti per l’indipendenza, i ragazzi si sono presentati regolarmente a lezione e hanno seguito per tutto l’orario stabilito”
Rispetto alla prima esperienza del 2010 quali sono state le differenze?
“E’ stato più semplice lavorare con i ragazzi e soprattutto farli interagire tra di loro. Durante il corso precedente, venivano da Slum di tutta Nairobi e molto spesso non riuscivano a partecipare non potendosi permettere un mezzo pubblico per raggiungerci. Quest’anno, al contrario, i ragazzi abitavano tutti negli Slum limitrofi alla Shalom House e questo consentiva loro di essere presenti durante ogni lezione. Inoltre questa volta i partecipanti erano più giovani ed è stato semplice farli interagire tra loro. E’ stata importante, da questo punto di vista, anche la pausa pranzo. Era un momento di forte aggregazione e soprattutto, per loro, rappresentava la possibilità di avere un pasto assicurato per tutta la settimana”.
Hai un ricordo particolare, un momento speciale che vuoi raccontarci?
“Più di uno, ma una scena molto bella si è verificata proprio ad inizio corso. I ragazzi che dovevano partecipare erano tredici ma il primo giorno si sono presentati in quindici. Io ho permesso ai due studenti in più di seguire la lezione, una era già stata al primo corso, ma il problema si è verificato per il pranzo. L’organizzazione infatti non aveva previsto due pasti extra e mi ha comunicato che lo avrei dovuto dire ai ragazzi. Loro hanno capito il problema ma hanno deciso di venire in ogni caso durante la settimana per poter seguire il corso. Questa è stata un’incredibile dimostrazione di volontà e di dedizione da parte loro”.