Città del Capo. Imparare giornalismo in una township

di PAOLA LONGOBARDI

Due giornalisti italiani, soci di Media Aid, insegnano nuove tecniche dell’informazione nel sobborgo della metropoli. Alessandra Atti di Sarro e Claudio Farinelli raccontano la loro esperienza in collaborazione con Sizakuyenza. E 13 giovani imparano con passione.

Comunicare e informare in Sudafrica, ma prima ancora, insegnare la teoria e la tecnica della radiofonia e del giornalismo. È il frutto di un progetto che Alessandra Atti di Sarro e Claudio Farinelli, giornalisti e soci di MediaAid, hanno realizzato grazie al contributo della Onlus e di Sizakuyenza, una Ong locale che opera in alcune zone particolarmente degradate di Cape Town.

“Nel marzo scorso – spiega Alessandra -, durante una delle nostre permanenze in Sudafrica, gli amici della Ong ci hanno proposto di organizzare un corso di avviamento al giornalismo per alcuni giovani che vivono nella township di Philippi, sobborgo di Cape Town (Città del Capo). I fondi per la realizzazione del corso sono stati reperiti all’interno di un progetto finanziato da Un-Habitats”, il Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, “e sono serviti per comperare alcune attrezzature tecniche e garantire ai ragazzi il pranzo e il trasporto dalle loro case ai luoghi dove si teneva il corso. Questi giovani vivono nella parte più degradata della township, zona in cui le abitazioni sono spesso shak (baracche) e i servizi di trasporto sono molto carenti ed enormemente costosi per chi non ha alcun reddito”.

“Discutendo con gli amici della Ong – prosegue la giornalista Rai – su come strutturare il corso e analizzando i profili dei possibili partecipanti, ci siamo resi conto che tra i ragazzi e le ragazze c’era molto interesse per l’informazione televisiva e fotografica”.

Claudio e Alessandra, hanno organizzato un corso su misura, breve e completo, che fornisse una formazione di base sull’uso dei vari media  e su come realizzare un sito web con contenuti informativi di testo, audio, fotografia e video. Sul sito sarebbe stato possibile inserire, in futuro, una radio web. Al corso hanno partecipato 13 studenti, tutti diplomati e di età tra i 18 e i 23 anni, sette ragazze e sei ragazzi. “Essendo stati coinvolti dalla Ong del posto ed essendo soci di MediAid – racconta Claudio – , abbiamo proposto alla nostra onlus di inserire questo piccolo, ma significativo progetto, tra le attività di Media Aid. L’idea è stata accolta con entusiasmo da tutti i soci”.

Il corso di formazione

“All’inizio abbiamo scritto un breve manuale in lingua inglese da dare ai ragazzi come materiale didattico. Subito dopo abbiamo cercato gli strumenti per la pratica: due registratori audio digitali, una telecamera HD, due macchine fotografiche digitali  e un computer che è stato dotato dei software e della memoria necessari per il montaggio audio, video, e per l’elaborazione di foto. Il primo giorno, alle 9:30 di un lunedì di marzo, stupiti per la puntualità dei nostri 13 allievi, abbiamo presentato il percorso di formazione e consegnato il manuale stampato”. Le lezioni si sono svolte al Centro comunitario che la Ong Sizakuyenza gestisce nella baraccopoli di Philippi.

Tra i 13 allievi solo un paio avevano qualche conoscenza dell’uso dei mezzi audio-video. Gli altri erano completamente privi di nozioni su come si struttura una radio, come si organizza una redazione, sui principi del giornalismo. Il corso, della durata di due settimane, è stato suddiviso in una parte teorica, per illustrare i principi del giornalismo (tecniche, deontologia- diritti-doveri- libertà di espressione- rispetto della verità) ed una parte pratica, con esercitazione sul campo e realizzazione di veri e propri servizi radiofonici.

“Teniamo conto che in Sudafrica per quanto riguarda l’informazione c’è una situazione di consolidata democrazia. E’ vero che anche lì ci possono essere zone d’ombra, con alcuni giornali più “asserviti” al potere, ma sostanzialmente, quotidiani, tv, radio non lesinano critiche o denunce, se dovute, così come non temono di evidenziare gli aspetti positivi della vita politica e sociale del paese senza per questo rischiare di risultare servili”. Sul territorio le radio comunitarie sono abbastanza diffuse, specialmente nelle zone centro orientali del paese, un po’ meno nella regione del Western Cape, dove ha avuto luogo il corso di formazione.

La prima settimana  è stata dedicata alla spiegazione della struttura di una radio comunitaria e di una redazione radiofonica, televisiva e di carta stampata. Anche se, in estrema sintesi, sono stati fornito elementi su come realizzare un servizio, cercare di notizie, verificare le fonti, fare un’intervista. Tutto questo cercando di evidenziare le differenze di stile e di composizione tra i tre generi informativi. “Ad esempio – dice Alessandra -, nell’informazione radiofonica, abbiamo sottolineato l’importanza dei rumori di ambiente, dei suoni che danno colore ad un pezzo e aiutano a far capire dove ci si trova. Così come per l’immagine, video o fotografica, importanti per descrivere il contesto del fatto che si sta raccontando. Per la formazione video siamo partiti da all’uso di una telecamera, di una macchina fotografica per arrivare a come registrare al meglio un’intervista video. Sia per audio sia il  video siamo poi passati a una breve formazione sul montaggio”.

La seconda settimana ha visto i giovani allievi impegnati in prove sul campo, in giro nella township e nel centro di Cape Town, per la realizzazione di veri e propri servizi. Il montaggio degli audio e dei video avveniva in aula.

L’emozione che prende voce

 “Siamo rimasti molto colpiti dalla partecipazione di questi giovani – è la sintesi dei due giornalisti italiani – , interessati alle varie tecniche e affascinati soprattutto dalle prove pratiche. Una di queste si è svolta durante alcune performances che si tenevano nella zona della stazione ferroviaria di Cape Town durante il festival ‘Infecting the City’, una manifestazione di arti varie organizzata da una associazione culturale grazie al sostegno della municipalità. In mezzo agli artisti e al pubblico, abbiamo potuto constatare come, i nostri giornalisti in erba, si siano mossi con interesse e disinvoltura cercando la notizia. La nostra soddisfazione ed emozione, passando in esame i vari servizi realizzati, è stata fortissima”.

Ma la gioia più grande è arrivata una volta tornati in Italia. “Alcune settimane dopo, abbiamo ricevuto la notizia che i nostri ragazzi erano stati scelti per partecipare ad uno stage presso BushRadio, una delle maggiori radio comunitarie del Western Cape. Un degno coronamento del nostro lavoro”.

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